BISOGNA SAPERE CHE…….La medicina ha fatto passi da giganti e fortunatamente è stato creato un sistema di prelievo delle cellule staminali alternativo al suggestivo ago nelle creste iliache. quindi si può donare (nel caso uno arrivi al punto di essere selezionato per farlo) senza dolore, senza paure, senza anestesia ne degenza. E’ sufficente un prelievo in aferesi ossia nello stesso modo in cui si preleva il plasma dal sangue. Ma andiamo per gradi e facciamo luce su tutta la questione.
Vi invito a leggere quanto riportato di seguito.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=lqGR9L_0qzI
Ma cosa significa divenire donatore? Che tipo di impegno richiede? Cos’è e come si preleva il midollo osseo? Come avviene e a cosa serve il trapianto?
Questi quesiti si presentano frequentemente, e comprensibilmente, quando una persona interessata entra in contatto con la nostra Associazione. Spesso la mancata conoscenza di ciò che effettivamente comporta la scelta della donazione può creare preconcetti o timori immotivati, perciò in questa sezione cerchiamo di dare una risposta alle domande più ricorrenti sull’argomento, sia dal punto di vista dell’impegno personale e dell’iter burocratico e ospedaliero, sia dal punto di vista medico-scientifico.
In che cosa consiste l’operazione del trapianto?
2. Il trapianto di cellule staminali periferiche nei linfomi. I linfomi non Hodgkin rappresentano una delle indicazioni più frequenti: in Europa 3.029 trapianti nel 1999, e 3629 nel 2000. Risultati incoraggianti si sono ottenuti anche nei linfomi aggressivi, o ad alta malignità.
3. Il trapianto nelle malattie autoimmuni e in particolare nella sclerosi multipla. È iniziato un programma collaborativo fra ematologi trapiantatori e immunologi specialisti in malattie autoimmuni. L’EBMT (European Group for Blood and Marrow Transplantation) ha costituito un gruppo di lavoro apposito.
4. Il trapianto nei tumori della mammella.Questo settore ha avuto un grande impulso a partire dalla fine anni ’90 arrivando a 2.232 interventi in Europa nel 1998; nel 2000 i trapianti per carcinoma della mammella sono invece stati 762, non perché siano diminuite le pazienti, ma a causa di uno studio che avrebbe dimostrato risultati analoghi fra trapianto e terapia convenzionale. È da evidenziare che la ricerca clinica si compie per piccoli passi, sempre confrontando quello che viene considerato convenzionale con una terapia potenzialmente migliore Il Trapianto allogenico: le novita’ più importanti
1. La irradiazione corporea: dosi alte, dosi medie, dosi piccole.La irradiazione totale corporea (TBI) è stata da sempre impiegata a dosi elevate per eliminare la malattia leucemica dal midollo osseo, distruggendo sia le CSE sane sia quelle leucemiche (perché pure le cellule leucemiche derivano da una CSE, anche se malata). Una irradiazione totale comporta effetti letali se non è seguita da un trapianto di CSE sane: recentemente è stata introdotta una TBI a dosi ridotte.
2. L’effetto trapianto verso leucemia.
Il 60-70% dei pazienti non trova all’interno della famiglia il donatore idoneo. Da qui la necessità di ricorrere a donatori volontari. Comunque, soltanto la metà dei pazienti trova, tra non consanguinei, il donatore compatibile in tempi utili con il decorso della malattia. Ecco allora la necessità di allargare la scelta dei potenziali donatori anche ai familiari parzialmente incompatibili. Si stanno ottenendo risultati molto incoraggianti in questo campo.
6. Impiego di cellule diverse da quelle staminali emopoietiche.
È stata attivata da poco più di un anno una collaborazione con un laboratorio americano di biotecnologia per l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali nel trapianto di midollo osseo allogenico. Le cellule staminali mesenchimali si differenziano in cellule del tessuto osseo (osteoblasti), cartilagineo, muscolare, adiposo, tendini e cellule stromali. Le cellule stromali costituiscono il microambiente in cui vivono le cellule staminali emopoietiche. I primi dati sono estremamente incoraggianti sia in termini di recupero ematologico, sia di reazioni di rigetto (praticamente assenti). Se questi primi dati verranno confermati sarebbe un altro importante passo in avanti sia per i trapianti compatibili, sia per quelli parzialmente incompatibili.
Il rischio trapianto è stato ridotto in modo considerevole con il passare degli anni. Oggi è consentito proporre il trapianto a pazienti al di sopra dei 45 anni, età che fino a poco tempo fa veniva considerata come limite superiore. Di conseguenza si assiste oggi a un significativo aumento del numero di pazienti che possono beneficiare della procedura, anche perché, in molti tumori del sangue, l’età media di insorgenza è oltre i 60 anni.